Pro e Contro


Che una cosa sia pro o contro non è facile dirlo.
A volte una realtà contraria ci fa del bene meglio di una buona.
A volte una cosa favorevole ci fa male al di là dell'impensato.
Pro e contro si scambiano in gioco il tragitto sulla nostra vita.

L'aridità.
Questa è la bussola di riferimento per discernere il loro valore.
Al bene e al male vagliati dall'aridità niente si attaccherà.
Tutto ciò che si attacca a bene e male è sempre male.
Tutto ciò che non attacca a bene e male è sempre bene.

Pro e contro ci aiutano a essere liberi.
A vivere nella serenità non nonostante ma attraverso tutto.
Perché ci sbattono ora qua ora là come in un frullatore.
Rendendoci digeribile e assimilabile ogni situazione di vita.

Non è importante ciò che ci è pro.
Non temiamo affatto ciò che ci è contro.
Perché tutto sta nell'equilibrare il loro percorso su di noi.
E l'aridità che ne è la bussola ci farà da riferimento per questo.

Handicappar


L'handicappar non è un difetto,
ma il porre un limite ad ogni effetto,
pesando cuore e animo con un sospetto
di ricever meno di quel che mi aspetto.

Sta di fatto che ci handicappiamo
perché più in noi e tra noi non ci capiamo
perché racchiusi in ansia un tappo mettiamo
e né diamo né raccogliamo quello che amiamo.

L'handicappar è una trasformazione in involuzione
che fa male ad ogni singolo e fa bene solo alla nazione
profittar dei deboli e della loro agitazione è una nozione
che ha regalato ai prepotenti una tal fermentante agitazione.

Ma proprio la debolezza dell'handicappar
lanciata a più non posso con violenza addosso
ritorna speditamente inversa a boomerang virale
come una tarma che corrode e sviscera ogni realtà virtuale.


Una cosa vale l'altra


Qualsiasi cosa, anche la più bella o brutta, non ha valore in sé.
Sì, perché dipende da chi la incarna, dal soggetto che la emana.
La morte, pur così brutta e orrenda, non viene dall'amore?...
L'amore, pur così bello e vivo, non viene dal morire del sé?

In questa confusione/fusione il distinguo viene fatto dalla vita.
Chi vive una realtà la trasforma, da bella a brutta, e viceversa.
E una realtà è veramente bella se tale viene vissuta.
Ed è veramente brutta se viene tale confermata dal vissuto.

Non fidarsi dell'apparenza, insomma, che sempre inganna.
Sia nel caso del bene che in quello del male.
Non è tutto oro quello che luccica.
Non tutto il male viene per nuocere.

Se una cosa vale l'altra, tra una e l'altra cosa, cos'è che vale?
Questo è il dilemma.
Essere o non essere in quella realtà, questa è la mia scelta.
E anche la gestione - se non anche la soluzione - del dilemma.


Mi vincolo o mi svincolo?


Rimanere ancorati a qualcosa di sicuro è poi tanto sicuro?
Non rischio di annegare, di inaridirmi, di ripetermi?
La tradizione non diventa arido e freddo tradizionalismo?
Sicurezza vuol dire vita o morte, chiusura, egoismo e blocco?

Svincolarsi? E' proprio libertà, se non ho aggancio?
Che riferimento ho quando mi sono svincolato?
Sono libero da, ma per che cosa se non l'ho con me?
Svincolarmi è davvero avventura o avventatezza soltanto?

E' come il cane che si morde la coda, un circolo vizioso,
questo svincolarsi o vincolarsi, in entrambi i casi.
Come posso risolvere la scelta? E poi, c'è una soluzione?
Ora tratto qua, ora attratto là, sono come sull'onda del mare?

La stessa soluzione - ammesso che ci sia - sarà solubile.
Proprio perché soluzione, solvente, si scioglie, si liquida.
E questa "assoluzione" mi svela chi sono in verità e in realtà.
Sono uno che, in assoluzione, riceve compassione dalla vita.

Grandeggiar e piccolar


Far il grande è la grande tentazione,
a cominciar da chi è chiamato a esser piccolo;
sta di fatto che ogni piccolezza è occasione di grandezza,
perché il peggior peccato parte sempre da una falsa umiltà.

Piccolare è l'azione dello sgretolare la grandezza,
o meglio ancora: l'illusione dell'essere più in grande.
Piccolare è usare il piccone della verità sulla ipocrisia,
svelando e rivelando, mostrando le cose come stanno.

La verità sta nel contrario di quello che facciamo,
e solo agendoci contro ritroviamo quello che siamo.
Ci eravamo persi, pian piano, nell'oceano della grandezza,
dimenticandoci che solo riconoscendoci piccoli viviamo.

Viver di grandezze ci fa rimpicciolire nell'essere veri,
piccolare verso le piccolezze ci fa estrarre da noi l'essenza,
di quella verità che giace nel profondo della nostra realtà,
là dove esitiamo sempre vadano noi e gli altri, ma dove siamo.

Il buio oltre la siepe


Siam nella siepe, noi tutti umani.
Essa è confine, limite, e noi siamo confinati, non infiniti.
La luce al di qua della siepe ci illude e noi illudiamo con essa.
Circondati dalla siepe ci sentiamo protetti, sicuri, ma non lo siamo.

Oltre.
E' questo il cancello che apre al buio che ci illumina.
Sì, perché quel buio oltre non ha confini, è segno dell'eterno.
Per questo se vogliamo, voliamo oltre la luce stretta nella siepe.
Quel buio ci richiama il mistero che siamo, siamo per l'eternità.

Oltre la siepe.
C'è sorpresa, attesa, dono, scoperta, regalo, tutto in più.
Confinati nella luce fredda degli interessi, il buio è gratuità.
Perché la luce è legata a passione, mentre il buio è solo amore.
Libero amore, libero da tutto ciò che potremmo vedere per noi.

Siam fatti per il buio, perché da esso veniamo.
E la luce fu, ma solo dopo, in accessorio.
Cercare il buio oltre è avventura, vedere per credere è inganno.
Occorre credere per vedere, per andare oltre, per essere eterni.
Già adesso, confinati nella siepe, ma con lo sguardo oltre, là!

L'altra faccia


C'è sempre l'altra faccia della medaglia, in ogni realtà.
Ciò che è è anche diverso da quel che è.
Io sono, ma sono anche quel che non sono.
Dio è Lui ma lo sono anche io.

L'altra faccia appare quando meno te l'aspetti.
Fregature, sorprese, incidenti; meraviglie, stupore, destino.
L'altra faccia è la tua faccia che puoi vedere solo allo specchio.
Quello di vetro è illusione di te, quello dell'a(A)ltro è realtà.

L'unicità delle cose visibili e invisibili non esiste.
C'è sempre l'altra faccia, che tu faccia o non faccia.
Non sei solo tu che appari, ma appare l'altro tu a te.
Non solo osservi, ma sei osservato.

La coscienza è sempre coniugata faccia a faccia.
Ogni distinguo lo puoi fare al momento, ma mai fermare.
Ogni affermazione è soggetta all'altra faccia della medaglia.
Ed è sempre un premio che ti devi guadagnare, l'altra faccia.


Penombra


Appena appena, un poco e non di più.
E' quel che ci basta, se accogliamo la nostra penombra.
Se osiamo di più, se veniamo meno, non siamo quel che siamo.
La penombra è equilibrio tra luce e tenebra.

Penombra è accettare con umiltà la nostra fragile umanità.
La schizofrenia avviene nel farci luce o nel farci buio.
Accecando così o abbagliando noi stessi e gli altri.
E' qui che fanno pena sia i poveri che i potenti.

Penombra è la medicina che ci dice due cose:
che possiamo essere ammalati
che possiamo essere guariti.
Ma solo con l'aiuto della medicina, non per i nostri meriti.

La penombra è l'anima di ognuno di noi intrisa nel mistero.
Che ci può recare paura o ci può dare gioia.
Ma solo chi coglie il momento opportuno ha il giusto timore.
Giusto: né su, né giù. Qui e ora: dove e ciò che siamo.


L'incaricato


L'incaricato aveva il compito di offrire le due vie.
Non poteva far pendere per una o per l'altra, lui era equilibrio.

Il fatto è che solo lui sapeva distinguere l'una dall'altra.
Al destinatario veniva data la missione del discernimento.
In base a che non lo si sa ancora ad oggi.

Potenti e prepotenti si sono avventati e avvicendati.
Per guadagnarsi fama, ricchezza, piacere, grandezza.
Tutto a scapito del destinatario, che anche oggi è in bilico.
Ma questa è tutta storia che passa, non destinata all'eterno.

Solo un occhio che si specchia in un altro e non in sé vince.
Vincere è saper vedere in ottica diversa ciò che è tutto uguale.
Le due vie non sono al momento iniziale distinguibili.
Nessun aiuto per la scelta, se non lo sguardo dell'incaricato.

Che ora ti lascia, a te il compito.